Negli ultimi tempi, dopo i numerosi cambiamenti che ho apportato alla mia vita, sono alla continua ricerca di tre cose: equilibrio, libertà e felicità.
Lo so, se aggiungessi anche ” la pace nel mondo” potrebbero sembrare i sogni di una concorrente di Miss Italia! Fatto sta che non ho ancora la ricetta perfetta per il raggiungimento di una stabilità, ne so se mai la troverò, ma ci sono sicura di aver intrapreso la strada giusta per inseguire ciò che cerco.

Potrà sembrare scontato cercare la propria felicità, ma a pensarci bene non lo è.
Non trovate?
Al giorno d’oggi è scontato pensare ai soldi, alla stabilità si, ma a quella economica, costruiamo le nostre vite in base a regole malsane dettate da una società consumistica e frivola, che impone di apparire e lavorare alla ricerca di un’equilibrio che non esiste, alla ricerca di un equilibro che non è altro che un castello di sabbia che verrà buttato giù dalle prime onde. Viviamo nell’illusione che la felicità dipenda da quanti zeri abbia il nostro conto, dall’ultimo modello di smartphone che abbiamo in tasca.
Lavoriamo per metà della nostra giornata, spesso accettando condizioni inappropriate, e alla fine arriviamo a fine mese ( per chi ci arriva) insoddisfatti, irritati, con quel senso di rabbia e infelicità che ci porta al continuo lamentarci, all’attaccare gli altri per non fermarci a pensare a ciò che non va bene nella nostra vita.
Quando mi è stato chiesto perché mi sarei trasferita in Australia, ho riposto che avevo sentito dire che in Australia quando chiedi a una persona cosa fa nella vita ti risponde con le sue passioni, non con il suo lavoro.
Se chiedi a un italiano cosa fa nella vita ti riponderà che fa il medico, il cameriere, l’architetto. Se lo chiedi a un australiano ti risponderà che fa surf, che dipinge o che fa giardinaggio.
Non credo che questa sia una risposta solo degli australiani, ma di chiunque sia libero, di chiunque abbia compreso che la felicità non sta nel accumulo di soldi ma nel tempo che dedichiamo a ciò che ci rende felici davvero.
Non ditemi ora che i soldi servono, che bisogna lavorare 12 ore al giorno per finire di pagare tutto a fine mese, o che chi non si sacrifica è perche vive alle spalle degli altri. Perché so benissimi quanto sia difficile arrivare a fine mese per tante famiglie, ma so anche che sono sempre di più quelli che abbassano la testa davanti all’ammonimento dei loro diritti e così facendo alimentiamo sempre più questo modo di fare da parte di chi sta in alto.
Una scelta c’è, sempre.

Dopo aver lavorato duro e aver aperto la mia mente, dopo aver visto con i miei occhi come funzionano le cose fuori dalle quattro mura in cui sono cresciuta, ho la presunzione di affermare che una scelta c’è sempre. Non penso che esista la vita o il lavoro perfetto, credo che chi vuole veramente cambiare le cose ci riesca. Credo che chi ha paura di vivere, di esposi e rischiare rimarrà intrappolato nella sua stessa trappola. Credo che chi vuole fare il furbo e sputtana tutto ciò che ha non si debba lamentare se poi rimane senza nulla.
Sono una di quelle persone che lavora duramente, ma non per questo ho scelto di rimanere al mio lavoro in Italia, dove passavo le mie giornate chiusa dentro i ristornati senza vedere le persone che amo, con l’ansia di arrivare al giorno libero che immancabilmente passava tra bucato, spesa, commissioni, un saluto al volo li, uno là, soldi buttati a mangiare fuori per ottimizzare i tempi, e in un battito di ciglia era già sera, accompagnata da quel senso di malessere all’idea di dover aspettare un’altra settimana per “riposare”.

Ero stanca di questa vita, stanca di sentirmi dire che bisogna faticare ( senza ottenere niente in cambio) perché è quello che fanno tutti, stanca di sentirmi dire che dovevo accettare di essere pagata la metà di quello che realmente mi spettava solo perché si sà, il lavoro è così. Grazie al cielo non ho mai dato retta a nessuno, e ho deciso di rischiare, di andare “controcorrente” che poi per me era la normalità, non farmi schiacciare a 21 anni da un’ammasso di gente repressa infelice falsa e nevrotica che aveva rinchiuso sogni e rispetto per se stessi nei cassetti.
Così, pur avendo paura e un po di angoscia, guardavo chi mi aveva sempre ispirato, dalle continue ribellioni di mia nonna per lavorare ed essere libera da giovane, a mia mamma che mi ripeteva di non ammazzarmi di lavoro per niente, di sfruttare tutti i mezzi che ha la mia generazione al contrario di quelli che aveva la sua.
C’è poi stata Mimi, potrei definirla la mia sorella la mia anima gemella, la mia più grande fonte di ispirazione. Avevo forse 15 anni quando la guardai partire per l’Australia senza certezze ne sicurezze, e poi in Africa a fare volontariato, e poi fradicia sotto la pioggia in Vietnam, e poi ancora a Parigi fregandosene di stabilità e regole. Lei per me era vita, era ribellione che ho capito con il tempo essere normalità. Ed era questo che volevo, fottermene di regole non scritte ma dettate da chi con la paura non ha mai vissuto davvero.
Cosi eccomi:
a 16 anni a lavorare d’estate e sentirmi dire: ma goditela che non ti serve lavorare ora.
A 19 a non frequentare l’università e lavorare, e sentirmi dire che non avrei avuto un futuro senza università.
A 21 anni compravo casa, sentendomi dire: ma sei troppo giovane, non indebitarti ora.
A 22 a lasciare il lavoro a tempo indeterminato e partire per la prima stagione e anche qui : ma con il mutuo come fai? Non si può lasciare il lavoro solo perché non ti soddisfa, il lavoro non piace a nessuno.
Sempre a 22 mi sono sposata, sembrava un’affronto, perché ti sposi così giovane?
E poi la Thailandia, e poi ritentare il lavoro fisso ma senza rispetto, e di nuovo partire senza meta per l’Asia, e poi l’Australia. E non ho mai smesso di lavorare, ma pretendo di essere pagata e rispettata per ciò che faccio e vi dirò una cosa, è possibile, perché è la fottuta normalità.
Ho 24 anni e sto girando il mondo con mio marito, alla ricerca di un’equilibrio costruito sui nostri bisogni e non quelli degli altri. Voglio diventare una nomade digitale e lavorare in remoto, voglio guadagnarmi da vivere scrivendo e raccontando. Voglio scalare le montagne arcobaleno in Perù, vivere ovunque mi senta rispettata e a mio agio. Voglio circondarmi di persone positive e piene di storie da raccontare. Non smetterò di lavorare e sudarmi ogni giornata, ogni centesimo speso, non smetterò di mettermi in gioco e raddrizzare quei lati del mio carattere che ancora sono troppo acerbi.
Ma non smetterò neanche di lasciarmi ispirare, e di dire ciò che penso anche se potrà non essere compreso. Ho aperto questo Blog per condividere, perché questo a oggi è il modo più veloce per ispirarsi e aiutarsi. Ricordiamci quanto siamo fortunati a vivere in un mondo moderno e agiato, e sfruttiamo tutti i mezzi a nostra disposizione per realizzarci. Non troviamo scuse per tutto, non bisogna essere ricchi per viaggiare, non bisogna essere giovani per cambiare vita, non ci sono limiti se non quelli che costruiamo noi. Lasciamo stare chi ci dice che i nostri progetti sono impossibili, sbagliamo senza vergognarci, e ricordiamo che la vera vergogna è non provare neanche ,e vivere per inerzia.

Crea la tua vita come se fosse un giardino di belle azioni.
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