Quando ho iniziato a usare Instagram non avrei pensato di poter ricevere cosi tante emozioni e vibrazioni positive da persone distati km, non sapevo che l’amicizia a volte nasce anche da lontano ma d’altronde le anime affini trovano sempre il modo di trovarsi, è così che mesi fa ho conosciuto Noemi.
Le sue foto in Tanzania circondata da bimbi sorridenti mi hanno colpito dritto al cuore, e ho subito pensato: questa ragazza è tosta, sicuramente ha un cuore grande, mi piace. Ci siamo trovate così, con un banalissimo follow, e da lì abbiamo continuato ad apprezzarci e parlare, sino ad arrivare a qualche giorno fa, quando le ho chiesto di essere la prima delle Donne Ordinariamente Straordinarie.
Conosco tante Donne, ma trovare qualcuno per cui provo una stima profonda e un grande rispetto è davvero difficile, ho scelto Noemi perché nonostante gli abbracci siano stati solo virtuali è sempre presente, mi ci sono affezionata, mi piace e ha delle idee fantastiche, scrive in una maniera che fa sognare ed è una Donna coraggiosa e legata ai valori, la sua umanità trapela da ogni foto e fa emozionare.
Ma ora lascio parlare lei, vi presento Noemi la prima Donna Ordinariamente Straordinaria…

Chi è Noemi?
Noemi è, sorella maggiore e amica di Nicla, persona che adoro, figlia di Loreno e Manuela, due genitori presenti, reali ma sempre maturi e pronti a supportarmi e sopportarmi in ogni mia scelta, e infine ma non per ultimo, compagna, di Matteo, uomo meraviglioso, amico e maestro di vita.
Sono nata per Capodanno, i miei dovevano aspettarsi che un Capricorno, nato il primo giorno dell’anno, non poteva che essere un tipo richiestivo.
Abito con il mio compagno da pochi mesi in un piccolo paesino toscano, collocato tra le montagne del Parco Nazionale delle foreste Casentinesi, a pochi chilometri dalla casa dove sono cresciuta, anch’essa immersa tra gli alberi.
Nonostante la vicinanza costante con la natura, purtroppo, non ho un rapporto troppo amichevole con gli animali, specialmente con i cani del quale ho davvero molta paura, una vera e propria “fobia specifica”, giustificata da un evento non troppo piacevole avvenuto in passato in famiglia.
Ho 24 anni, 6 tatuaggi e altri in arrivo, molti desideri e tanta voglia di scoprire il mondo intero.
Ho due lauree, fortemente volute, la prima in Scienze Motorie, Sport e Salute e la seconda in Attività Motorie Preventive e Adattate alle disabilità.
Sempre stata sportiva, fin da piccola ho praticato attività motorie, dal nuoto, alla danza, allo sci fino alla pallavolo, sport che mi ha impegnata costantemente, da quando avevo dieci anni fino allo scorso Giugno, 14 anni di allenamenti 3/4 volte a settimana e weekend passati nelle palestre e nelle pizzerie dopo, ho ricordi molto belli perché la mia famiglia mi ha sempre seguita e alla fine era diventato un modo per stare insieme anche perché, negli ultimi anni, ho avuto il piacere di avere mia sorella come compagna di squadra, nonostante i sette anni di differenza.

Dove nasce la tua passione per il viaggio?
Collocherei la nascita di questa passione non dove ma in chi me l’ha trasmessa.
Mia madre, fin da piccola mi raccontava storie ambientate fuori dall’Italia, con protagonisti sconosciuti alla mia mente, con il colore della pelle diverso e parlanti lingue altre; poi mio nonno, che per lavoro scopriva città e Paesi lontani, mi raccontava che serviva addirittura l’aereo per arrivarci e nelle foto si vedeva che queste genti avevano case, aspetto, sorrisi, non uguali a quelli a cui ero abituata; e poi c’era l’album del viaggio di nozze dei miei genitori, quello si che era uno scrigno pieno d’oro, mi brillavano gli occhi ogni volta che sfogliavo quelle diapositive, stampate in carta fotografica. Conosco bene i colori dell’Indonesia e i suoi abitanti, fin da piccola quegli sguardi, originariamente rivolti all’obbiettivo della camera di mio padre, mi assalivano e incuriosivano intensamente, era come se mi chiamassero, quei templi mi chiedevano di scoprirli dall’interno e quella frutta di essere assaggiata. Ogni volta pretendevo il racconto di ogni dettaglio quando sfogliavo quell’album, mi affascinava tantissimo.
Infine c’erano le maschere africane della mamma, attaccate nei muri di casa ed altra oggettistica di ebano, tavolini, soprammobili, poi cesti orientali di vimini, tappeti turchi di vari colori cangianti al rosso e poi papiri egizi, incorniciati e sospesi alle pareti a posto dei quadri.
Rimettendo in sesto i pezzettini della mia vita, probabilmente, la mia passione per il viaggio, è stata alimentata da tutto questo, mi ha sempre ruotato intorno la voglia di scoprire cose diverse da quelle abituali, ero sempre circondata da messaggi che adesso, viaggiando, mi dimostrano essere stati fondamentali per arrivare a dove ogni aereo alla fine mi porta.

Ti va di parlarci dell’esperienza in Tanzania?
Ho sempre avuto un bisogno innato di Africa senza mai capire in realtà perché.
La mia prima volta in terra africana fu nel 2014, insieme a tre amici e il parroco del mio Paese, non sono particolarmente credente, anzi forse per niente ma quella volta ho creduto molto nella grande amicizia che c’era con Don Agapito e così decisi di partire, con la scusa di vedere “casa sua”.
Due settimane fu il tempo della nostra permanenza, visitammo varie strutture e vari villaggi.
Quando rientrammo in Italia, fui letteralmente e atrocemente invasa dal MAL D’Africa.
Vi assicuro che esiste ed è tremendo, inspiegabile, indelebile; fatto sta che quattro mesi dopo avevo già il biglietto aereo di sola andata per tornare in Tanzania, da sola, e colmare quel vuoto che per me era diventato davvero insopportabile.
L’anno successivo rimisi piede in Africa e come mi piace ricordare sempre, ebbi la sensazione di “ritornare a respirare”.
Rimasi in Tanzania per circa due mesi, a Morogoro per l’esattezza, non sapevo di preciso cosa ero andata a fare e cosa cercavo, mi ero solo promessa che avrei aperto il cuore e l’anima per assaporare tutto, anche i minimi dettagli.
Alla fine, il frutto della mia permanenza, in concreto, mi ha portato a: preparare parte della mia prima tesi poiché ho lavorato in un centro per disabili, aiutare un piccolo gruppo di suore a gestire un orfanotrofio, vivere in savana, con i Maasai e molto altro, non mi dilungo a provare a descrivere invece le ragioni del cuore, ci ho provato in uno dei miei primi articoli nel mio Blog, ancora però non ne sono pienamente soddisfatta, ma non importa, credo sia giusto così, ci sono cose che la penna non riesce sempre a tirare fuori dall’anima.

Qual è il tuo lavoro attuale? E il lavoro dei sogni?
Attualmente lavoro in un istituto di riabilitazione privato dove sono tecnico delle attività motorie per persone psichiatriche e con varie disabilità intellettive.
Il lavoro dei miei sogni sarebbe diventare “Travel Designer”, mi piace definirlo come la persona che crea, attivamente, il progetto di viaggio richiesto e quindi in precedenza sognato. Il Travel Designer, in primis, vive o ha già vissuto il viaggio che il cliente desidera e quindi richiede; in questo modo tutte le tipologie di viaggiatore hanno la possibilità di vivere l’avventura come hanno sempre sognato. Con “varie tipologie di viaggiatore” intendo, persone con particolari allergie, intolleranze alimentari, disabilità, oppure famiglie che hanno sempre sognato di viaggiare ma per qualche motivo non possono, ecco, il Travel Designer cerca soluzioni, economicamente fattibili e compatibili, per realizzare sogni di viaggio richiesti da clienti con particolari esigenze.

Tra poco partirai da sola per l’India e io personalmente la trovo una scelta coraggiosa, che contiene un messaggio importante: non avere paura di essere sole con se stesse. Come ti senti?
L’India ha sempre occupato un posticino speciale nel mio cuore, l’obbligatorietà lavorativa di dover finire le ferie e un gruzzoletto di soldini che avevo da parte ha permesso la realizzazione anche di questo sogno di viaggio.
La scelta di partire da sola è stata fatta per così dire di “pancia”, l’istinto di cogliere la palla al balzo e la voglia di vivere ancora un’altra avventura, spingono davvero forte dentro di me, ogni volta.
Ho proposto la cosa al mio compagno ma purtroppo non poteva assentarsi dal lavoro, la vera forza però, che mi ha fatto avanzare con i preparativi è stato l’entusiasmo con cui mi ha accompagnata in questi, come se stesse partendo con me anche lui. Matteo è questo, la mia vera fonte di coraggio, indispensabile per buttarmi e prendere decisioni oltre la mia comfort zone. Riesce a mescere il volere dei due più grandi sistemi che che muovono tutto, testa e cuore.
Ho un po’ paura, ma è positiva, sento dentro di me quel pizzico di adrenalina ed emozione e niente, non vedo l’ora di partire.



Se potessi mandare un messaggio alle Donne di tutto il mondo cosa diresti?
Direi che devono sentirsi tali salvaguardando la femminilità, che credo sia una sfaccettatura dell’educazione ma allo stesso tempo mostrarsi persone, prima che donne, e non giustuficarsi o nascondersi dietro l’appellativo “donna” appunto, trovare coraggio e aprire la mente, raggruppare le forze ed essere determinate anche se comunque credo sia essenziale una grande consapevolezza, le donne necessitano indubbiamente della figura maschile, che sia al loro fianco o meno, serve, a mio avviso, per amplificare la loro potenza e non schiacciarla.
Ecco, questo è quello che direi a tutte le donne del mondo.

Tre donne di oggi, del passato o della fantasia che ti hanno ispirato nella tua vita.
Se posso le raggrupperei in tre piccoli gruppi:
Le donne della mia famiglia, mia nonna materna e mia madre, due sfumature di rosa diversi ma che hanno segnato il mio essere e poi mia nonna paterna, che non ho mai conosciuto, ma in qualche modo mi guida sempre, poiché mi è stato riferito, abbia desiderato la mia nascita ardentemente, quando ancora calpestava i terreni di questa terra.
Molte ragazze che ho conosciuto su Instagram, che hanno la fortuna di amare il loro lavoro, spesso cresciuto e sviluppato grazie ai sogni, sono per me, grande fonte motivazionale; donne che apprezzano le piccole cose come i dettagli di una foto o la delicatezza delle parole, che apprezzano la montagna, i viaggi, l’inverno e il Natale, cose a me molto amiche.
Del terzo gruppo fanno parte le mie maestre della scuola elementare che hanno creato le basi culturali perché apprezzassi l’arte, la musica, la lettura, la scrittura e l’importanza del colore, nella vita e in generale.
Vorrei però esaltare l’ultima, ma forse la più importante:
MIA SORELLA, che ogni giorno mi insegna l’arte di sorridere, della tranquillità e della razionalità, ma anche la forza dell’amore, quello vero, profondo, incondizionato e indispensabile, la gioia e l’importanza i dettagli.


Spero che attraverso questo articolo troviate una nuova Amica, spero ricaviate Ispirazione, Energia e Coraggio.
Trovate Noemi su Instagram : LEAVVENTUREDIENNE
Il Blog di Noemi e Nicla ( che personalmente adoro) lo trovate cliccando QUI
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