
Sono andata a vedere una partita di calcio di Andrea, mio fratello, dopo il fischio finale faccio per andarmene e incontro Giacomo. Giacomo è un amico storico, sono legati dai tempi delle medie e sono come fratelli. Gli dico che vado via, tanto Andrea dovrà lavarsi e non uscirà dagli spogliatoi prima di mezz’ora, mi risponde che lui rimarrà comunque ad aspettarlo.
Io ammiro le amicizie di mio fratello, una cerchia di amici nata ai tempi delle medie che ancora oggi, nonostante siano tutti divisi tra università e lavoro, rimane salda. Le feste di Halloween, i compleanni, i successi, le pizzate, e ora ai tempi del covi-19 le chiamate Skype dal terrazzo.
Per me non è sempre stato facile coltivare amicizie, e poi diciamocelo, tra donne non è poi cosi semplice.
Valentina è la prima migliore amica che ho avuto. Lei amava i film horror e io mi nascondevo dietro il divano. Facevamo pozioni di terra e fango convinte di essere streghe.
Con Roberta invece, gli interminabili giri in bici finivano sempre con un ghiacciolo all’amarena. Compravamo il Cioè e ci mettevamo la matita nera negli occhi a vicenda. Forse, è il periodo più bello di cui ho memoria. Costruivamo con gli scatoloni del tabacchino dei miei, delle capanne in cui rifugiarci, con mio fratello, Enrico, Luigi e Claudia, e mai come sotto quegli scatoloni, mi sono sentita al sicuro da tutto.
Nicola era bello, avevamo tutte gli occhi a cuore per lui alle medie. Però la luce che emanava era ancora più abbagliante: era gentile, positivo, generoso, sempre e ripeto SEMPRE sorridente. Nicola era il mio migliore amico. Lo è tutt’ora. Mi parlava di Alessia, la amava, facevamo interminabili giri in scooter, qualche volta siamo anche caduti. Alessia è la sorella che mi ha dato la vita. Nicola non c’è più oggi, non fisicamente almeno, ma io lo sento, ogni singolo giorno. E rimane e rimarrà il mio migliore amico.
Alle superiori spesso le cose cambiano, un nuovo mondo ti si apre davanti, e le delusioni vanno di pari passo con i successi. Il mondo inizia a essere piu severo, in tutti i sensi. Ho coltivato nuove amicizie che ancora mi tengo strette, come Camilla. Che se non fosse per i compiti di matematica che mi passava sarei ancora in quarta superiore. Tania, Sara. Massimo e i caffè davanti a interminabili sigarette, Marco e il suo cinismo.
E poi ancora il mondo del lavoro, forse il più duro che ho affrontato.
Lo scopri presto che non tutti sono amici, che c’è chi ti prende in giro, chi è disposto a difenderti e chi invece sceglie l’altra parte. Purtroppo certe cose ci segnano, tanto da accompagnarci tutta la vita. Ora sono consapevole che i bambini non sono crudeli. Lo è chi li cresce magari, perchè un bambino non punta il dito dicendo che sei grasso, troppo magro, hai la pelle diversa, sei brutto, non lo fa di sua spontanea volontà almeno.
L’amicizia è rara, spesso penso che sia più difficile da coltivare di un matrimonio. E in quel caso cazzo quanto può far male, e quanto amore può dare.
È un legame sacro e delicato, che necessita di fiducia reciproca, di connessione mentale non 4g.
E se il bello e il brutto dell’amicizia lo viviamo in primis a scuola, poi nel mondo del lavoro ora si ripete nel mondo dei social.
Parte del mio lavoro è anche stare sui social, che sono ormai come una grande tv in cui tutti possiamo farci i fatti degli altri. I fatti che vogliono mostrare, si intende.
Perché ecco, mi pare che in questo momento si sia un pò persa questa nozione: i social non sono la vita di una persona, ma solo una piccola percentuale che sceglie di mostrarci. Come quella che decidiamo di mostrare a scuola, a lavoro. Tutti abbiamo una vita personale che come tale rimane strettamente privata.
Ma l’amicizia mi ha dato prova di potersi districare anche in questo finto mondo cosi ben costruito. È facile “affezionarsi” a chi seguiamo costantemente, pensare di conoscerlo, come quando ci leghiamo ai personaggi di un reality o di un telefilm. Ma i social cari amici, sono la massima esponente di un universo imbellettato e costruito in cui nel 99% niente e nessuno è come sembra.
Ho avuto modo di confrontarmi con persone che lavorano con i social, con chi è un professionista e chi li usa per piacere, con qualche psicologo e poi, ho riflettuto su ciò che penso io.
Alcune persone stanno male per colpa dei social.
C’è chi vede un mondo perfetto dai colori sgargianti e vite da sogno accompagnate da un cocco fresco in riva al mare, e fa il paragone con la sua esistenza, pensando che il confronto non possa reggere e provando cosi un misto di sensazioni sgradevoli.
C’è chi si immedesima talmente tanto da credere che la vita vera inizi dopo il Log in di Instagram / Facebook. Vedo persone che si accusano di non commentarsi abbastanza, che passano ore a controllare visualizzazioni e fare confronti, il livello di ansia è misurato con i like.
Sembra di essere tornati al liceo, c’è la bella della classe che viene segretamente invidiata da tutti, lei mostra una vita perfetta che sicuramente non rispecchia la realtà ( perchè la vita di nessuno è perfetta). C’è poi quello amico di tutti che raccoglie sapientemente segreti e confidenze per poi rivenderle al miglior offerente. C’è l’aggressivo, la stronza, la falsa, il credulone, l’egocentrico convinto che tutto giri intorno a sé, la prima della classe, quella che non studia ma ottiene ottimi risultati, il secchione…. mancano solo il lungo il corto e il pacioccone.
Ecco ultimamente mi sembra proprio questa l’immagine dei social che utilizzo. Pare di entrare in una puntata di Elitè.
Però ecco in mezzo alla merda se si è disposti si possono trovare i fiori.
Ed è cosi che ho avuto la fortuna di incontrare persone meravigliose che non sono semplice parte di un reality ma amiche vere.
Quelle con cui fare squadra, da chiamare di notte perchè non ti senti bene, o a cui scrivi alle sei del mattino perchè ti è appena venuta un’idea brillante. Quelle con cui fai colazione e il tempo per parlare non è mai abbastanza, quelle che ospiti in casa tua senza averle mai viste prima di persona. Quelle che ti ospitano a loro volta, la cui mamma ti fa trovare una torta di mele appena sfornata, quelle con cui dividere una schiacciata inseguite dai piccioni. Quelle con cui sfogarsi senza paura di essere giudicate, quelle con cui le ore passate a raccogliere peperoni passavano in un attimo. Quelle che con una semplice parola gentile ti aiutano a salire un altro gradino verso la cima.
Quelle, e parlo per tutte le amicizie vere, a cui mostri la parte peggiore di te, e viene accettata senza giudizi. Quelle che non provano gelosia o invidia, che gioiscono per i tuoi successi, che non hanno bisogno di trovare il marcio dove non c’è. Quelle con la consapevolezza che non serve sentirsi tutti i giorni, mettere un like del cazzo su Instagram, o mostrarsi pubblicamente per far si che l’amicizia sia veritiera. Quelle che ormai si sono arrese al fatto che io mi dimentico di rispondere ai messaggi e non se la prendono.
Sono stata fortunata, non sempre certo, ma siamo noi a scegliere le presenza che vogliamo nella nostra vita. A cui mostrare chi siamo davvero, nel bene ma sopratutto nel male.
Di una cosa sono certa, tutti dovremmo avere un Giacomo nella nostra vita.
E grazie, a chi lo è stato e lo è tutt’ora per me.
Alle volte trovo pagine di racconti, come questa, che sanno leggermi dentro riga dopo riga.
Prima del mio lavoro online, prima del blog, prima di questa ‘vita social’, ero fortemente contraria ai Social network (intesi come piattaforme su cui condividere la propria vita). Sono sempre stata gelosa del mio privato e questo manda la gente in palla. “Ma come?! Sei così socievole, espansiva, ridi e scherzi con tutti” . Sì, sono tutto questo. E questo viene confuso spesso con “Beh, se sei così, sei amica di tutti e apri le porte della tua vita a tutti”. E quando poi si rendono conto che non è così, rimangono fortemente delusi. Perché rido e scherzo sempre con tanta facilità, ma sono forse la persona più diffidente che io conosca e per questo i social non mi sono mai piaciuti… Non mi andava di mettere in piazza la mia vita. Perché non sapevo chi c’era dall’altra parte dello schermo. Cosa ne avrebbe fatto di ciò che è ‘mio’?
Ma poi, quando hanno iniziato inevitabilmente a essere il mio lavoro, ho scoperto un mondo, che non pensavo. Ho conosciuto persone che da ormai da 4 anni fanno parte costantemente della mia vita, a cui voglio bene, a cui voglio confidare le mie cose (spesso ancor prima di farlo con amici di vecchia data). Sono persone che stranamente mi capiscono, con cui amo chiacchierare, che condividono le mie passioni, le mie idee, non mi giudicano. Non le ho mai, ancora, potute abbracciare, ma sono contenta che facciano parte della mia vita.
Hai dato un bellissimo messaggio, Lucia.❤️
Isa anche qui ti ripeto : GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE CON TUTTO IL CUORE!
Sei una persona speciale.