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Una Sarda tra le Nuvole

Travel blog di Lucia Cosseddu

Fuga a Sud-Est, Blog

FUGA A SUD EST – Capitolo 2 Sul cratere del vulcano.

Aprile 7, 2020

Singapore – Jakarta : mi rompono lo zaino da stiva.

Jacarta – Jogyakarta : incontriamo Irianto.

C’è una cosa che nessuno dice dell’Asia: quanto siano insistenti gli asiatici. Forse è per questo che tanti rimangono scontenti, ma d’altronde se visiti paesi cosi poveri rispetto al tuo che ti aspetti? Tu sei la loro fonte di reddito! E questo mettetevelo in testa se siete in Asia, loro vivono in gran parte grazie al nostro turismo, e portarvi a fare un giro in tuk tuk per 2€ potrebbe voler dire pagare l’affitto della settimana. L’Asia è anche questo : prendere o lasciare.

Usciti dall’aeroporto di Jogyakarta veniamo letteralmente assaliti da una folla di tassisti. Ma noi, più testardi di loro, affrontiamo la barriera umana fino a raggiungere uno spiazzo isolato, guardo Manu e gli dico: ” Ok, è il tuo momento.”

Sapete qual’è la parola magica in Asia? Contrattare. E mi permetto di aggiungere anche : Pazienza. Molta pazienza.

Manu contrattava con diversi uomini mentre io tenevo gli zaini, lanciando occhiatacce ( ma chi ci crede?! ) a chi insisteva nel volermi vendere un passaggio. Dopo un pò era di ritorno con un signore dai capelli banchi, alto la metà di lui, e con un sorriso I N D I M E N T I C A B I L E.

Irianto ci aveva fatto un prezzo onesto, si era dimostrato fin da subito gentile e non smetteva di sorridere. Nella sua macchina c’erano album di foto con viaggiatori di tutto il mondo, oggi probabilmente se doveste salire in macchina con Irianto ne trovereste una nostra. Ci racconta la sua vita, parla della sua famiglia, di cosa vedere nei dintorni e ovviamente ci chiede se abbiamo bisogno di un driver per visitare la città. In mezzo a quel traffico sporco e incasinato, mentre ci godevamo l’aria condizionata dell’auto, Irianto videochiama sua moglie: capiamo subito che i sorrisi sono di famiglia, e lei si presenta e ci parla con una simpatia contagiosa.

So cosa state pensando, e la risposta è no. Non erano sorridenti e simpatici per convincerci a sceglierli come driver nei giorni seguenti, il sorriso e la gentilezza di Irianto e Anik sono genuini, posso assicurarvelo. Quelli finti arrivano tra poco.

Dopo esserci accordati per il giorno seguente Irianto ci lascia in un labirinto di vie strette, sovraffollate e colorate. Non ricordo il nome della guesthouse ma bensì che ci era costata 5 € a notte. Era la casa di una famiglia del posto, e al primo piano c’era una stanzetta con un bagno di 2mq per noi. Quella sera uscimmo a piedi per cercare qualcosa da mangiare al volo, la mattina seguente saremo dovuti partire all’alba per vedere i templi sacri.

Primo errore: non informarti bene sul paese che stai visitando. Ero in canottiera e l’Indonesia è un paese musulmano, solo Bali è induista. Ciò vuol dire che per rispetto e per evitare sguardi indiscreti la canottiera non te la metti.

Era chiaro che fossimo in una zona poco turistica, in giro c’erano solo persone del posto, un uomo che ci aveva sentito parlare in italiano sfoggiò qualche parola nella nostra lingua. Facciamo per andare avanti ma insiste, ci segue e alla fine si offre di portarci a mangiare da un amico.

In Asia c’è sempre l’amico ristoratore, tassista, guida turistica, meccanico… Un buco sporco e poco raccomandabile gestito da ragazzi molto giovani e gentili, non volevamo offenderli ma le condizioni igieniche erano palesi per cui: riso in bianco.

Ve la faccio breve, quest’uomo che si rivela cosi gentile, fin troppo, alla fine ci spiega che conosce un pò d’italiano perché ha studiato arte in Italia. E cosi inizia a dirci che il suo negozio di quadri è proprio dietro l’angolo, insiste e ci facciamo portare. Carini si, vediamo altre coppie di giovani adescate sicuramente alla stessa maniera, insomma cerca di venderci ‘sti quadri, il sorriso sparisce presto e la pressione aumenta. Il bello è che voleva venderceli per un centinaio di euro. Sto dormendo in una stanzetta per 5€ a notte e tu vuoi 100€ per un dipinto del cappero? Alla nostra risposta negativa mi pianta un bel dito medio in faccia e lancia i soldi a terra, impreca e urla. Ho guardato Manu negli occhi, uno sguardo ci è bastato per intenderci.

“Avevo paura che vi scontrasse” ” se non mi avessi guardato cosi sarebbe successo”. Insomma ora che ci penso il viaggio iniziava a metterci alla prova. Ma non ci piace abbatterci. Quella notte mentre lui guardava l’inter ( mai manchi ) io scrivevo a un giornalista di un piccolo quotidiano della mia città, raccontandogli i motivi che mi avevano spinta alla partenza.

Apro un altra parentesi. Nonostante l’articolo che parlava di me era stato pubblicato online insieme ad altre mille notizie e non fosse niente di nuovo mi arrivò una valanga di .. merda. Per una persona che spendeva parole gentili per la mia scelta, 10 scrivevano ” questi figli dei ricchi” ( al quale mia mamma rispose EH MAGARI) “Stanno sprecando la vita” ” poi si lamentano che non c’è lavoro” “ma che famiglia vogliono fare in giro per il mondo”. Questo per dirvi, che anche se non siete nessuno la gente sfogherà le sue frustrazioni su di voi, e dovete essere pronti, non cadere, essere sicuri di chi siete. Ok? Torniamo in Asia.

Il giorno dopo abbiamo visitato con Irianto il Prambanan e il Borobudur due templi sacri dall’energia e la bellezza inestimabili e patrimonio Unesco. Eravamo gli unici occidentali, e per di più tatuati. I ragazzini del posto ci chiedevano foto insieme, una scolaresca femminile si era avvicinata a Manu e a turno tutte hanno voluto una foto con lui, due ragazze ci chiesero di farci da guide per allenarsi con l’inglese.. Fu bellissimo.

Ah dimenticavo, la moglie di Irianto è una selfie-ossessionata quindi abbiamo tipo 2875 foto insieme!!!

Se vi state chiedendo il perché di questi comportamenti, considerate che essere una ragazza che gira con i capelli al vento e le braccia e le caviglie scoperte è quasi impossibile da trovare in una comunità musulmana, eravamo quasi delle “attrazioni”.

Ma Jogya era solo la prima tappa, salutammo Irianto alla stazione dei treni. Avevamo studiato un itinerario per raggiungere in autonomia in Vulcano Bromo e ci attendevano centinaia di km in treno da un paese all’altro. Le ore in treno immersi nel verde delle risaie fuori città sono tra i più bei ricordi di quel viaggio, tutto il groviglio di pensieri si addolciva fino a scogliersi davanti a quella vista. Il tempo veniva scandito dal suono ferroso di quei mezzi ormai usurati e lenti. Mangiavamo snack, patatine e Oreo tra un cambio e l’altro, finché non siamo arrivati a Probbolingo.

La nostra avventura per raggiungere il cratere del vulcano la trovate qui.

Dico avventura perché due anni fa non c’erano notizie riguardanti tuor fai da te nel Bromo, è una scalata organizzata che richiede parecchio tempo. Solo raggiungere il paese in cima alla montagna, dal quale poi si possono fare le escursioni sul vulcano, era un impresa. Ecco perché nonostante ora sia una meta turistica e offra più possibilità per essere scoperta, quello rimane l’articolo di cui vado più fiera.

Ma non voglio raccontarvi della scalata alle 3 del mattino, della vista più mozzafiato che esista, o della guesthouse in cima al monte. Voglio parlarvi delle persone con cui abbiamo condiviso questa esperienza. Perché quello che amo del viaggio sono le anime che incontro nel percorso.

Una coppia di russi affiatatissima, si erano conosciuti da meno di un anno ma avevano subito capito di essere anime gemelle, al rientro dall’Indonesia si sarebbero sposati e oggi, che ancora ci sentiamo, hanno una bellissima bambina e sono innamorati più che mai.

Una coppia malese, portavano una grossa e scomoda valigia: ” C’è la roba per trasferirci in Australia quando finiamo i soldi, viaggiamo in Asia e poi andremo lì a lavorare, facciamo altri soldi e torniamo a viaggiare.” Avevano la nostra età ed erano sposati anche loro. Mi rimase impressa la naturalezza con la quale lo dissero, perché quando dicevo le stesse cose in Italia mi prendevano per un alieno.

C’erano poi lo svizzero, e i due belga amanti dei trekking (che guarda caso amavano la Sardegna).

Si creò un legame incredibile, a volte condividi più con persone conosciute lungo la strada che con amici di vecchia data.

Dopo aver ammirato il cratere e l’alba decidemmo di andare tutti insieme a Bali, e di nuovo: treni, risaie, traghetti, corse in auto e finalmente… la mia Ubud.

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Comments

  1. Alessia says

    Aprile 8, 2020 at 9:56 am

    Bellissimo anche il capitolo 2 !!!

    Rispondi
    • Una Sarda tra le nuvole says

      Aprile 8, 2020 at 6:53 pm

      Ma grazieee!

      Rispondi

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