Potrei scrivere un poema su Bangkok: parlare del perché alla maggior parte della persone non piace, o del perché è soprannominata città degli Angeli.
Le persone incasinate, difficili, con una storia dolorosa, che nascondono un’anima speciale non sono per tutti, serve empatia, voglia di conoscenza e umiltà. Bangkok rappresenta il caos per eccellenza, e per capirla cari amici, serve davvero tanta pazienza e voglia di ascoltare.
Ero stata a Bangkok sei mesi prima, la mia primissima volta in Asia. Il destino ha voluto che il nostro mese in Thailandia coincidesse con quello dei miei zii. Loro vanno in Thailandia ogni anno da parecchio tempo, e grazie agli amici thai che parlano italiano ci hanno mostrato la vera anima del paese.
Questa volta atterriamo a Suvarnabhumi, l’aeroporto utilizzato solo per i voli domestici. Appena messo piede fuori dalle porte eccolo: il calore che invade il viso e brucia le narici. Era come essere tornati a casa, il che era buffo perché io e Bangkok non avevamo avuto un vero e proprio colpo di fulmine la prima volta, sapete?
L’enorme dislivello sociale ed economico si percepisce subito: fatiscenti grattacieli gettano le fondamenta su baracche e tendopoli, la tradizione lotta con la modernizzazione, l’autenticità con l’omologazione. Bangkok è trafficata, sporca, chiassosa, incasinata, mai quieta, agitata e incredibilmente armonica. Trovare la pace in un luogo di culto o immersi nel silenzio della natura è facile, ma trovarla nel cuore del caos è magnifico.
Insomma arriviamo nel nostro quartiere preferito: Phranakorn. Andiamo verso il nostro alloggio e notiamo una luuuunghissima fila di persone lungo il marciapiede, cosi incuriositi poggiamo velocemente i bagagli e ci uniamo alla fila. Qualche ricerca e capiamo di essere fuori dal Thip Samai: un piccolo ristornatino premiato per il miglior pad thai al mondo. Il pad thai è uno dei piatti tipici nazionali a base di noodles. Era sera tardi e non avevamo fretta cosi siamo rimasti quasi un’ora ad aspettare il nostro turno osservando curiosi il lavoro veloce e pazzesco dei ragazzi del ristornate che lavoravano direttamente sulla strada, mi sembra ancora di sentire lo sfrigolio delle padelle. Un pad thai con salsa al mango e gamberi, chiuso in un omelette: ottimo. Certo 3 € per un piatto del genere è quasi eccessivo dati i prezzi dello street food, ma vista la fama e la bontà se li valeva tutti!!!!
Tornati in camera facciamo caso alla finestra accanto al letto: affacciava sul Chyao Praya, e dritta davanti a noi la Golden Mountain illuminata, eravamo felici di essere tornati in Thailandia, quello era il nostro posto nel mondo. E indovinate un po di che colore erano le tende? Turchesi. ( Se non sai a cosa mi riferisco leggi qui)
Prima di proseguire vorrei fare due premesse.
Per quanto io vi abbia parlato di Bali in termini personali e trasparenti sappiate che nessun posto come la Thailandia mi fa sentire a casa. Sono forse i due luoghi che più amo, si completano e mi regalano sensazioni diverse e positive.
Seconda premessa: questo viaggio non è stato ne una vacanza ne un tour alla scoperta dei paesi asiatici, noi avevamo solo deciso di vivere in Asia, facendo quello che ci andavo giorno per giorno, non ci interessava correre alla disperata ricerca di cose da fare e vedere, bensì creare una routine sempre nuova.
Rimanemmo una settimana a Bangkok. Il nostro quartiere era poco turistico, la mattina si popolava di gente del posto, chi faceva la spesa, chi mangiava e chi vendeva biglietti della lotteria. Il bello era che muovendosi a piedi potevamo raggiungere tante attrazioni storiche, oppure arrivare a Khao San Road la via più incasinata e divertente della città, e ancora la sfavillante Chinatown. Abbiamo passato quelle giornate a camminare per ore e ore, esplorando ogni angolo di Bangkok, ritrovandoci in alcune strade percorse mesi prima e scoprendone di nuove. Rifugiandoci al Bacc in una mattina piovosa, ammirando il Tempio dell’alba alle prime luci del mattino, o facendo lente colazioni in un Café gestito da ragazzi diversamente abili, o ancora quando Manu si è fatto tagliare i capelli per 1,80€ da una signora del posto…
Per quanto adori le novità sono un inguaribile abitudinaria e tradizionalista, amo tornare in alcuni posti, avere delle tradizioni personali. Per questo ogni volta che siamo a Bangkok ci sono delle tappe fisse immancabili.
Per esempio: nella strada che porta al Palazzo Reale c’è un carretto dove una simpatica signora prepara dei mini pancake alla vaniglia e al pandan. Sono deliziosi, ce li mette in una bustina e li mangiamo lungo il percorso.
Ci sono poi mamma e figlia che preparano il mio pad thai preferito lungo Khao San, trovare una bancarella in mezzo a quel casino è quasi impossibile. L’ultima volta ho costretto Manu ha rifare la strada tre volte prima di trovarla. Nonostante sia sempre diffidente alla fine mi riempie di sorrisi, sto li a guardarla mente prepara da mangiare. Movimenti che si ripetono per la maggior parte della giornata, senza mai fermarsi o dare segni di stanchezza. Come da tradizione Manu prende una birra al 7/11 poco più avanti e ci sistemiamo in uno dei tavolini in plastica sul marciapiede. Ogni volta che chiediamo le Takeīyb ( bacchette ) i thailandesi esplodono in un enorme risata di gioia, sono abituati a dare la forchetta agli stranieri ma per noi mangiare in Asia senza bacchette è un eresia.
Dalla prima volta che le ho prese in mano le ho usate perfettamente, mi sento parecchio a mio agio anzi, sono convinta di essere stata asiatica in una vita passata.
Se ci troviamo in città durante il weeekend è immancabile una passeggiata al Chatuchak Market: il mercato più grande del paese. Anche qui abbiamo un abitudine: tra le 15 mila bancarelle cerchiamo sempre la signora che vende profumi. Ci aveva conquistato con la sua simpatia la prima volta e ora torniamo sempre a trovarla.
Amiamo girare per i i mercati, ricordo che durante quella settimana eravamo capitati in un market locale dove eravamo gli unici stranieri. Avevo adocchiato un gattone color miele che se ne stava spaparanzato su uno sgabello, la somiglianza con Grattastichi di Harry Potter era allucinante. Manu invece si era avvicinato a delle signore circondate letteralmente da montagne di peperoncini. Vedendolo incuriosito gliene hanno offerto uno. Per un attimo tutti i presenti si sono voltati a fissarlo, ridevano sotto i baffi sicuri che il limite del piccante per uno straniero non fosse in grado di reggere i loro peperoncini. Cari Thai, mi dispiace deludervi ma mio marito ha la bocca d’amianto… Manu ringrazia, addenta il peperoncino felice e soddisfatto senza mostrare segni di infiammazione, le signore erano felici e incredule.
Quando mi disse di assaggiarlo (e io sono una che non ama il piccante) feci in tempo a sfiorarmi le labbra che andai a fuoco. Tra una litigata e un vaffanculo, una bottiglia d’acqua comprata e bevuta in mezzo secondo a Chinatown proseguiamo il viaggio… ma ancora oggi è motivo di discussione, si sa noi Donne non dimentichiamo niente!!!!
All’inizio del capitolo ho scritto che tra me e Bangkok non è stato amore a prima vista. Ero una persona molto diversa anni fa. Ero curiosa ma vivevo in una bolla, schizzinosa, non avevo fiducia nel mondo e le novità erano davvero difficili da accettare anche se provocatorie. La prima volta in Thailandia non ho toccato cibo per settimane, mi faceva tutto schifo, impressione, aggiungerei stupidamente oggi. Mi dava fastidio vedere un dislivello sociale cosi evidente, e la sporcizia, gli odori. Giudicavo e mi chiudevo senza dare spazio a niente e nessuno, privandomi di una prospettiva che non fosse la mia.
Crescendo sono mutata, e mi succede ancora molto spesso di cambiare idea su qualcosa all’improvviso. Non me ne vergogno, serve coraggio e forza per mettersi in discussione, uscire dalla bolla sicura e apparentemente giusta, bucarla e scoprire l’universo che la circonda.
Oggi ogni volta che osservo Bangkok mi emoziono intensamente, per i fiori colorati al mercato, per la bellezza dei suoi templi, per i sorrisi, per la libertà di espressione, per la sua storia. Ammetto che Terzani mi ha aiutato parecchio a comprendere la città degli Angeli attraverso Un indovino mi disse, in fondo tutti abbiamo una storia che ci ha reso ciò che siamo oggi. Bisogna solo avere la pazienza di ascoltarla e conoscerla.
…Eravamo in stazione, seduti su un pavimento appiccicoso con un pacchetto di Pringles tra le mani, aspettavamo di affrontare il viaggio notturno fino a Chiang Mai. Partimmo la notte per arrivare il mattino seguente. 700km di stelle, posizioni scomode e pensieri sparsi.
Se le parole non bastano potete rivedere le vecchie storie in evidenza sul mio profilo Instagram qui.
Ricordo esattamente la sensazione quando si esce da quell’aeroporto: un enorme schiaffo in faccia di caldo e umidità, quella sensazione nel naso come dici tu. E a leggere le tue parole mi ci sono ritrovata tantissimo e ho sorriso. Perché non sono sola. Quanto mi manca Bangkok, ho un disperato bisogno di Asia.