-Se pensi al viaggio in Vietnam cosa ti viene in mente?
-I motorini, l’alloggio in mezzo a quella giungla di vie e il mercato, le baguette che non ti aspetti.
-Io se chiudo gli occhi sento il profumo del Pho, vedo il mare, i km fatti in bus e i motorini.
Abbiamo passato quindici giorni in Vietnam viaggiando da sud a nord esclusivamente in sleeping bus, è stata una bella avventura. Stancante, unica e metabolizzata solo dopo diversi mesi, ora a distanza di due anni mi sento pronta a scriverla…
Benvenuti in Vietnam.
Per tutto il tragitto dall’aeroporto all’alloggio rimango con il naso incollato al finestrino dell’auto incredula: vedo solo motorini, motorini rossi, motorini Grab, motorini malridotti, motorini con quattro persone a bordo, motorini con bambini, motorini vecchi, motorini rumorosi… Prendetemi in parola quando vi dico che per 20 minuti di tragitto ho visto solo motorini.
Per chi di voi non ha mai visitato il Vietnam sappiate che bisogna essere perennemente attenti, che siate nel marciapiede o attraversiate con il verde nelle strisce pedonali i motorini hanno sempre la precedenza. Ho rischiato più volte di essere investita nel marciapiede, assurdo vero? No sapete cosa è veramente assurdo? Un uomo in sella al motorino che entra in uno sportello ATM per prelevare senza mai scendere dal veicolo.
Arrivati a Ho chi Minh ( o Saigon ) poggiamo le valige in una stanza accogliente dalle pareti verde chiaro, c’erano un vaso con i fiori e una teiera appoggiati sopra un tavolino vintage in ferro battuto, ricordo come quei pochi dettagli avevano catturato la mia attenzione facendomi sentire a casa, anche li.
Ci eravamo sistemati in un piccolo hotel situato in un labirinto di vie strette e colorate, uno di quei quartieri super local che ci piacciono tanto.
Per prima cosa la sera stessa del nostro arrivo girovagammo per le agenzie di viaggio e comprammo due biglietti per attraversare tutto il Vietnam in sleeping bus con diverse tappe in cui fermarci per le prossime due settimane. Con 25€ abbiamo attraversato un intero stato da sud a nord.
Agenzie di viaggio in Asia = un banchetto in mezzo alla strada dove contrattare per l’esperienza che più ti attira!
Seguì un immancabile giro al mercato notturno, ci rendemmo conto di essere nel paradiso della contraffazione: Nike, Adidas, Gucci, e tutte le marche che vi vengono in mente erano li. L’apice è stato raggiunto con la bancarella di Zara!!!!!
Capimmo subito che a causa di guerre e numerose colonizzazioni il Vietnam è plasmato da diverse influenze culturali. Circolano dollari americani, si mangiano baguette francesi e la differenza tra nord e sud è abissale.
Ho chi Minh è una metropoli in cui si respira il dominio americano, si può pagare con gli USD, birra e sigarette sono super economiche, e percepire l’animo del paese non è cosi semplice tra quei grattacieli.
È la classica capitale asiatica, le baracche a bordo strada sono coperte dall’ombra dei palazzi moderni, le signore friggono, cucinano e girano mestoli dentro enormi pentoloni. Sono caratteristici gli sgabelli in plastica formato mini sparsi per tutte le strade del paese, dove a qualsiasi ora del giorno e della notte si possono ammirare i vietnamiti intenti a mangiare zuppe fumanti.
Le zuppe vietnamite, in particolare il Pho, sono famose in tutto il mondo culinario. Ammetto che sono tra le pietanze più buone che abbia mai assaggiato, almeno una volta al giorno ci fermavamo in qualche locale tipico a mangiarne una.
Quando dico locale vorrei che non pensaste a un ristorante ma a un buco di pochi mq dove due o tre pentoloni borbottano e appena fuori sul marciapiede si trovano seggiole e tavolini. Tavolini da dividere con chiunque arrivi, non esiste “un tavolo per due” ma “siediti dove c’è posto“.
Quello che non manca mai nei loro tavoli è un contenitore con spicchi d’aglio. Se vi dicessi QUANTO aglio ho mangiato in Vietnam non mi credereste, ma d’altronde lo amo e in più è un ottimo antibiotico naturale. Immancabile anche un piattino con i germogli di soia freschi e del lime che accompagna qualsiasi ordinazione.
A pochi passi da casa c’era un localino sempre pieno: di mattina e di notte, quando ci fermammo per assaggiare il loro Pho dividendo il tavolo con un altro viaggiatore capimmo il perché. La loro zuppa era incredibile.
Ho chi Minh, sarò sincera, non mi è piaciuta tanto. Troppo cosmopolita e sporca, poco contatto con le persone e per me abituata ai sorrisi thailandesi non era l’ideale.
Il primo giorno andammo al Museo della Guerra: un pugno allo stomaco, forte e inaspettato, da togliere il fiato.
Il museo raccoglie foto, testimonianze e dati reali: la guerra del Vietnam è ben peggiore di quello che ci viene raccontato. Ho avuto modo di riflettere sul quanto in Europa parliamo instancabilmente della seconda guerra mondiale e mai delle altre stragi. Sia chiaro non c’è una guerra migliore delle altre, ma trovo assurdo e offensivo che non ci venga insegnato dello sterminio di una razza, del comunismo di guerra russo, dei genocidi australiani, i khmer rossi cambogiani ecc..
Se non avessi viaggiato e scelto accuratamente le mie letture probabilmente non avrei mai conosciuto alcuni aspetti del nostro mondo. Questo mi spaventa perché è come se vivessimo in una bolla.
I pochi giorni a Ho chi Minh sono passati cosi: tra nuove consapevolezze, baguette con burro e marmellata a colazione, cattedrali francesi e palazzi portoghesi, motorini e caffè ottimi. Il Vietnam è famoso per il suo caffè sapete? Una cosa che amavo era scorgere i barbieri all’aperto: una sedia, uno specchio attaccato al muro lungo la strada e una presa elettrica.
Il giorno del mio compleanno Manu mi svegliò con una tazza di caffe vietnamita aromatizzato alla vaniglia ( forse il più buono mai bevuto ) e croissant e pan au chocolate appena sfornati nella Backery poco distante. Il proprietario dell’hotel era talmente gentile che voleva a tutti i costi portare lui il caffe, non sentiva ragioni, dopo una simpatica discussione ha vinto mio marito!
Abbiamo passato la giornata a passeggiare senza meta, tra quartieri multietnici e profumi contrastanti. Camminavamo moltissimo, km dopo km senza mai placare la sete di curiosità. In città abbiamo trovato quello che sarebbe diventato uno dei nostri ristoranti preferiti al mondo, dove abbiamo cenato la sera dei miei 24 anni con una delle pizze più buone mai mangiate. ( 4’s Pizza se volete segnarlo, provare per credere! )
La scoperta, le sorprese, i nuovi insegnamenti, i sapori inaspettati: questo è il viaggio per noi.
Decidemmo di sfruttare l’ultimo giorno a Ho chi Minh facendo una gita sul Delta del Mekong, avendo poco tempo avevamo optato per un tour organizzato.
Pronti a iniziare la gita con il botto?
Al momento della partenza l’autobus ha preso fuoco, siamo dovuti scendere di corsa e aspettarne un altro. La cosa surreale non era l’autista che gettava secchiate d’acqua sul quadro elettrico ma le risate dei locals, come se fossero abituati a scene del genere. Ah, l’autobus ha preso fuoco con i turisti dentro, sempre la stessa storia, prendiamo un caffe?
Il Delta del Mekong è una zona autentica e molto caratteristica, mi spiace ammetterlo ma a oggi è stata assalita dal turismo di massa. Abbiamo visitato Coconut Island un’isoletta minuscola dove vengono prodotti dolciumi a base di cocco : caramelle al cocco naturali, gelati e ohmiodioquantoeranobuoni. In un’altra isola invece abbiamo potuto vedere i coccodrilli catturati nel Mekong nelle settimane precedenti.
Cazzo.
Ogni volta che mi ritrovo su una barchetta di legno con un motore sgangherato su quel fiume dal fondo argilloso mi chiedo che cavolo sto facendo e aspetto il momento in cui un coccodrillo o un anaconda mi staccheranno la testa.
( Sono melodrammatica ve l’ho mai detto?!)
Insomma un po in pena per questi coccodrilli lasciati in una fossa decido di dargli da mangiare, pago un pesce a un ragazzo del posto che lo lega a un bastone di bambù con un filo. Non faccio in tempo ad avvicinarlo a uno dei coccodrilli che lo straccia con uno scatto fulmineo e io per poco non cado nella fossa.
Con il senno di poi penso a quanto sia ingiusto catturare gli animali dal loro habitat per permettere all’uomo di navigare, d’altro canto le persone del posto hanno bisogno del fiume per vivere. Lasciamo i discorsi etici per un altro momento ok?
Dove eravamo rimasti? Ah si, io che vengo sbranata da un anaconda nel fiume… Con questo pensiero nella testa affronto il viaggio di ritorno alla barca. Come? Navigando in una canoa di legno con Manu, due ragazze cinesi milanesi simpaticissime e una donna del posto, il tutto con un simpatico e tipico capello a punta vietnamita. Che esperienza fantastica!
Il rientro a casa in bus non fu piacevole, pioveva incessantemente e la strada era tutt’altro che sicura soprattutto con lo stile di guida degli asiatici.
Stringevo la mano di Manu, avevo paura e non vedevo l’ora di arrivare, il temporale non smetteva di peggiorare. Guardavo fuori dal finestrino e cercavo di mantenere un respiro regolare. A un certo punto noto un corpo in terra, nel cavalcavia sotto il nostro…
Un ragazzo investito, il suo scooter poco lontano, le macchine sfrecciavano accanto senza fermarsi, mi si chiude lo stomaco a pensarci. Ricordo di aver soffocato un urlo, provato un dolore lancinante e la sensazione di angoscia non mi ha abbandonato per tutta la notte.
Un ragazzo morto, nessuno che rallenta, mi chiedo quando la sua famiglia lo verra a sapere, chi avrebbe chiamato i soccorsi, perché nessuno si fermava?
È stata tra le scene più crude e forti della mia vita, ancora oggi penso a quel ragazzo, a quanto sia preziosa la vita, a quanto in un attimo possa essere spezzata. Questo capitolo lo voglio dedicare a Lui, chiunque fosse.
Non volevo mettervi malumore ma in questi capitoli scrivo nero su bianco tutti i ricordi che vengono a galla dalla memoria.
La notte seguente saremmo partiti per una nuova città. E i giorni sarebbero stati più divertenti, accompagnati da birre diverse per ogni tappa, Spring Rolls croccanti, lanterne colorate e tante altre avvenute…siamo solo al giorno 3 di 15!
Se siete curiosi, qui trovate i video e le foto del viaggio!

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