[Posso rendere pubbliche le mie pagine più buie di diario, solo ora che la luce si è finalmente accesa, e io sto meglio].

2022
Vorrei davvero scrivere che il mio disagio più grande di quest’anno sia stato accettare il ritiro dalle scene di Daddy Yankee, ma non è cosi purtroppo.
Ho una sensazione di nausea persistente, le emozioni sono bloccate nello stomaco, non sanno più come uscire, come districarsi, a cosa aggrapparsi.
Lo so che vivono in me, ma perdersi implica il non saper più gestirle.
Perché questo è successo, mi sono persa.
Un divano giallo è diventato la mia zattera in mezzo a un mare in tempesta, che notte dopo notte mi ha strappato certezze sempre più fragili, facendomi affogare in mezzo a onde nere e collose come catrame. I mostri che ho sempre immaginato sotto il letto ora non fanno più cosi paura, confronto a quelli che hanno afferrato le mie caviglie cercando di portarmi a fondo, sempre più giù, gli abissi ti inghiottono e l’aria ti manca, il collo è come sotto la morsa di un serpente, il petto compresso, schiacciato, tu non inspiri, stai morendo, il cervello non comanda più i muscoli, sei irrigidito e tremi, i denti sbattono, il labbro è fuori controllo, il cuore martella sempre più forte, vuole esplodere? Chi ha sofferto di attacchi di panico si riconoscerà forse in queste sensazioni.
C’è stato un momento nella mia vita in cui mi sono ritrovata letteralmente in pericolo di morte, forse più di uno, e non ho avuto paura. La mia incapacità di capire il male è stata talmente forte e stupida da trasformarmi in Tyler Darden. Guardo Fight Club da quando ho 15 anni, anno dopo anno mi ritrovo nella confusione di Norton, ma mai come stavolta sono stata Tyler. La mia presunzione ha fatto si che mi sentissi impenetrabile, e poi eccola li: la lisciva, sulla mia anima del cazzo.
“Questa è una bruciatura chimica” ha detto Tyler, ” e farà un male da cani come non hai mai provato”.
Si può usare lisciva per aprire tubature ostruite.
Chiudi gli occhi .
Un impasto di lisciva e acqua può aprire un buco in una padella di alluminio.
Una soluzione di lisciva e acqua è capace di dissolvere un cucchiaio di legno.
Combinata con l’acqua, la lisciva sfiora i cento gradi e riscaldandosi mi brucia il dorso della mano e Tyler mi posa le dita sulle dita, le nostre mani aperte sui miei calzoni sporchi di sangue, e Tyler dice di prestare attenzione perché questo è il momento più importante della mia vita.
“Perché tutto quello che è stato finora è una storia” dice Tyler, “e tutto quello che ci sarà dopo è una storia”.
Forse chi non ha visto il film o letto il libro, non comprenderà, ma è l’unico metro di paragone che ho trovato.
Presa di coscienza. Cosi l’ha chiamata il mio terapeuta.
Un giorno mi sono guardata allo specchio e mi sono chiesta chi fossi. Non lo dico tanto per, io non sapevo chi fosse quella tizia. Mi ci sono voluti mesi per abituarmi alla mia faccia, erano anni che non mi guardavo negli occhi, una sensibile come me lo sa bene: tutto mente, ma gli occhi no.
E se non vuoi vedere la verità, tu gli occhi gli ignori proprio.
Cosi ho fatto io.
Giorno dopo giorno ho corso, sono sfrecciata da un luogo all’altro, da una bugia all’altra, permettendo alla lisciva di bruciarmi l’anima e facendo finta di niente.
Non è tanto la mia privacy a preoccuparmi, parlare dei miei mali non mi ha mai spaventato, è proteggere gli altri da un pubblico affamato di merda altrui a seccarmi.
E le persone guardano il mio profilo scrivendomi che sono proprio fortunata, credendo che io sorrida 24 su 24 come un fottuto clown, non sanno andare oltre l’apparenza o perlomeno la realtà: nessuno ha una vita perfetta. Assurdo che si debba ripetere ancora.
Lo dico sempre, scrivo per chi sa leggere tra le righe, per chi ha un animo diverso e vede oltre, per chi è nudo in mezzo a esseri vestiti di finto perbenismo, con parrucche di pregiudizi e ignoranza, che al posto del cuore hanno immondezza.
Mi viene da vomitare.
Sono chiusa in una stanza che sa di legno, ho Lana del Rey a volume eccessivo nelle cuffie, piango in silenzio, perché nessuno deve sentire, ho un’ora per essere triste prima di tornare a lavoro.
Mi viene da vomitare.
Apro un armadio di finti sorrisi, scelgo quale abbinare alla tuta.
Mi viene da vomitare.
Questa è la realtà o è il mondo idealizzato che ho costruito?
Mi viene da vomitare.
Sono su una giostra a Parigi.
Mi viene da vomitare.
Ti trovo proprio bene.
Mi viene da vomitare.
Parole più affilate della lama che ho al collo.
Mi viene da vomire.
Sono sulla riva, è buio, mi sento affogare, le emozioni mi tradiscono.
Mi viene da vomitare.
Le lacrime offuscano la vista, ci sono troppe curve non posso fermare l’auto.
Mi viene da vomitare.
Grida nell’altra stanza.
Mi viene da vomitare.
Dillo a voce alta.
Mi viene da vomitare.
Una manina mi stringe il dito, è questo il senso della vita?
Mi viene da vomitare.
Le poltrone in velluto dei cinema.
Mi viene da vomitare.
Dormo in auto, sono stanca.
Mi viene da vomitare.
Fisso un tavolo di vetro, poi tutto si ferma, il mondo crolla.
Mi viene da vomitare.
I numeri della bilancia, sali e scendi sulle giostre della morte.
Mi viene da vomitare.
Sono in una piazzola di sosta in Australia, vomito fino a soffocare il dolore del cuore.
Mi viene da vomitare.
Sono qui, ora, in balia di note che non mi appartengono.
Mi viene da vomitare.
Vorrei fermare quello sguardo e nutrirmene.
Mi viene da vomitare.
È notte, busso a una porta, niente ha più senso.
Mi viene da vomitare.
Non posso darvi un pezzo di me.
Mi viene da vomitare.
Guardo le montagne tinte di rosa in Gallura, voglio il sedile del passeggero.
Mi viene da vomitare.
Perché non provi paura?
Mi viene da vomitare.
Mi fai bene, e tu fai bene a me.
Mi viene da vomitare.
Vattene da quel posto.
Mi viene da vomitare.
Sono il cuore spezzato di Tyler.
Il mare d’estate al tramonto diventa blu velluto, calmo e setoso, dolce dondolio, lasciati cullare per un momento.
Poi però passa.
Te lo giuro cazzo, tutto passa.
Lucia.
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